Assistente Infermiere
È trascorso un anno esatto da quel 3 ottobre 2024, quando la Conferenza Stato-Regioni approvò all’unanimità l’accordo che ha dato vita a una delle figure più attese nel sistema sanitario italiano: l’Assistente Infermiere, un nuovo profilo professionale intermedio tra l’Operatore Socio-Sanitario (OSS) e l’Infermiere, destinato a rafforzare l’assistenza ai pazienti e a migliorare l’efficienza organizzativa negli ospedali e nei servizi territoriali.
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Tuttavia, a dodici mesi da quella data, il quadro nazionale appare ancora incompleto.
Il DPCM del 28 febbraio 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 21 giugno, ha reso ufficiale la figura, definendone mansioni, percorso formativo e funzioni operative. Ma molte Regioni non hanno ancora reso attuativo il provvedimento, mancando di pubblicare le linee guida, di accreditare gli enti formativi e di inserire il nuovo profilo nei piani del personale sanitario.
Il risultato è che una riforma innovativa e necessaria resta ancora sulla carta.
Una figura necessaria per pazienti, famiglie e operatori
L’Assistente Infermiere è una figura concepita per operare accanto all’infermiere, assumendo compiti di supporto assistenziale, di monitoraggio e di accompagnamento quotidiano del paziente.
Un ruolo prezioso soprattutto nei contesti dove la carenza di personale e l’aumento dei bisogni di cura hanno messo in crisi la sostenibilità dei servizi sanitari.
Non si tratta di una sovrapposizione, ma di un’integrazione intelligente che permette agli infermieri di concentrarsi sugli aspetti clinici più complessi, migliorando al contempo la qualità della presenza accanto ai pazienti.
In una sanità sempre più sotto pressione, l’Assistente Infermiere può rappresentare una risposta concreta alla necessità di umanizzare l’assistenza, garantendo maggiore continuità nelle cure e più attenzione ai bisogni quotidiani dei malati.
Un percorso formativo innovativo e rigoroso
Il DPCM istitutivo ha delineato un percorso formativo strutturato e di qualità, della durata minima di 500 ore complessive, articolate in 200 ore di formazione teorica, 280 ore di tirocinio e 20 ore di esercitazioni pratiche e simulazioni.
Un modello moderno, che punta a coniugare conoscenze tecniche e competenze relazionali, preparando operatori capaci di muoversi con autonomia operativa ma in stretta collaborazione con l’équipe infermieristica. La figura è accessibile a chi possiede un titolo di studio secondario e specifiche esperienze nel settore socio-sanitario, con prove finali teoriche e pratiche, e con l’obbligo di aggiornamento periodico. Un percorso che valorizza la professionalità e riconosce il merito di chi, con passione e dedizione, è ogni giorno accanto ai pazienti.
Le Regioni devono agire: non è più tempo di rinvii
Se lo Stato ha completato la parte normativa, oggi la responsabilità passa alle Regioni, cui spetta il compito di pubblicare le linee guida regionali, autorizzare e accreditare gli enti formativi, istituire le commissioni d’esame e inserire il nuovo profilo nei piani del fabbisogno del personale sanitario e nei concorsi pubblici.
Si tratta di un passaggio fondamentale e non più procrastinabile. Ogni ritardo nell’attuazione significa rinunciare a un’occasione concreta per potenziare il sistema sanitario, dare nuove opportunità professionali e rispondere in modo moderno alla crescente domanda di assistenza.
Un’opportunità da non sprecare
L’istituzione dell’Assistente Infermiere rappresenta una svolta culturale e organizzativa: è l’emblema di una sanità che si evolve, che riconosce la centralità delle persone e che punta a una gestione più intelligente delle risorse umane.
In un momento in cui mancano oltre 65.000 infermieri e le strutture faticano a coprire i turni, questo profilo può diventare la chiave per ridurre la pressione sui reparti, migliorare i servizi territoriali e garantire un’assistenza continua e di qualità.
Non si tratta solo di formare nuove figure, ma di dare valore al lavoro di cura, troppo spesso considerato “di seconda linea”, e invece essenziale per la dignità e il benessere delle persone assistite.
Il dovere delle istituzioni: rendere praticabile una riforma giusta
Le Regioni hanno ora l’obbligo e il dovere di dare piena attuazione al DPCM, trasformando la norma in realtà.
Devono farlo inserendo la figura dell’Assistente Infermiere nei piani organici, prevedendone la presenza nei concorsi pubblici, e soprattutto pubblicando le linee guida per la formazione.
Il sistema sanitario non può più attendere. Ogni giorno di ritardo significa rinunciare a nuove risorse, nuove competenze e nuove energie per garantire la salute dei cittadini.
L’Assistente Infermiere non è una promessa, ma una necessità. E la responsabilità delle istituzioni è quella di renderla finalmente praticabile, concreta e visibile nei reparti e nei servizi del Paese.
Accordo del 3 ottobre 2024
Un anno dopo l’accordo del 3 ottobre 2024, l’Italia ha una riforma pronta, ma ancora immobile. È il momento di passare dalle parole ai fatti: di aprire i corsi, formare le persone, riconoscere le competenze e inserire le nuove figure nei contesti assistenziali.
La sanità italiana ha bisogno di meno burocrazia e più umanità. L’Assistente Infermiere è una figura che racchiude entrambe le cose: professionalità, efficienza e cuore.
Sta ora alle Regioni decidere se questa riforma resterà un buon proposito o diventerà finalmente una realtà capace di migliorare la vita di chi cura e di chi viene curato.


