Scuola

Formazione sul sostegno 2025: il Governo affida 30mila docenti a INDIRE, ma la macchina è ferma. Università penalizzate, corsisti nel limbo

Scritto da Joseph Zambito

I Decreti Ministeriali n. 75 e n. 77 del 24 aprile 2025 assegnano a INDIRE la formazione per il sostegno. Ma tra ritardi, dubbi organizzativi e marginalizzazione del sistema universitario, l’intero impianto vacilla.

INDIRE

Un cambiamento epocale, forse troppo azzardato. Con i Decreti Ministeriali n. 75 e n. 77 del 24 aprile 2025 , il Ministero dell’Istruzione ha disposto l’affidamento dei nuovi percorsi formativi per il sostegno – per un totale stimato di oltre 30.000 docenti – all’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa (INDIRE), storicamente deputato alla ricerca pedagogica e all’innovazione didattica, ma privo di una vera funzione accademica.

Per restare aggiornati sugli Avvisi bandi news nel mondo del lavoro, seguiteci sul nostro canale telegram

Una scelta che ha acceso un acceso dibattito nel mondo della formazione e sollevato preoccupazioni trasversali, tanto sul piano organizzativo e amministrativo, quanto sul fronte didattico e operativo. A un mese dalla pubblicazione del decreto, infatti, i percorsi non sono ancora partiti, e il clima che si respira è di totale incertezza.

INDIRE: tra ricerca e innovazione, ma senza struttura accademica

L’INDIRE – con sede centrale a Firenze e tre Nuclei territoriali a Torino (Nord), Roma (Centro) e Napoli (Sud) – è un ente pubblico di ricerca vigilato dal MIM. Il suo mandato istituzionale si fonda su attività di supporto e sperimentazione in ambito scolastico: promuove l’utilizzo delle nuove tecnologie, sviluppa modelli didattici innovativi, contribuisce alla ridefinizione di spazi e tempi dell’apprendimento.

Tuttavia, non ha status universitario, non rilascia titoli accademici né possiede una rete capillare per la gestione diretta di studenti, CFU, esami, tirocini e certificazioni. Il decreto lo proietta ora in una funzione completamente nuova, con tutte le fragilità che ciò comporta.

Università penalizzate: tagliati i posti, ignorata l’esperienza

Il decreto ha al contempo ridotto drasticamente i posti disponibili presso le Università, da anni deputate alla gestione del TFA Sostegno. Atenei pubblici e privati che hanno formato decine di migliaia di docenti specializzati, con strutture consolidate, segreterie funzionanti, calendari certi, tutor accademici, esami regolari e relazioni stabili con le scuole per i tirocini.

Il taglio ai posti universitari non solo impoverisce il sistema, ma crea un pericoloso precedente: escludere l’alta formazione da una funzione che richiede rigore scientifico, competenze metodologiche e un governo accademico saldo.

La domanda chiave: INDIRE è davvero in grado di gestire 30.000 corsisti?

La gestione di 30.000 aspiranti docenti di sostegno non rappresenta semplicemente una questione numerica, ma implica un’articolata e complessa organizzazione che investe molteplici ambiti: dall’iscrizione dei candidati alla puntuale gestione documentale, dalla verifica dei requisiti di accesso all’elaborazione e pubblicazione delle relative graduatorie, fino alla pianificazione delle attività didattiche suddivise in gruppi omogenei. Occorre inoltre predisporre un calendario delle lezioni coerente e funzionale su scala nazionale, garantire l’erogazione dei crediti formativi universitari (CFU) previsti, monitorare regolarmente la frequenza degli iscritti, organizzare con precisione le attività di tirocinio diretto e indiretto presso le istituzioni scolastiche, gestire in modo trasparente e uniforme gli esami finali, nonché assicurare il rilascio dei titoli abilitanti validi ai fini concorsuali e contrattuali, conformemente alla normativa vigente.

Tutte attività attualmente fuori dal perimetro istituzionale di INDIRE, che invece è abituato ad agire per progetti sperimentali, in collaborazione con università e scuole, ma mai in autonomia né con carichi di questa entità.

Ritardi insostenibili: la macchina è ferma, e il tempo stringe

Il calendario ministeriale era chiaro: l’avvio dei percorsi era previsto entro il primo semestre 2025, per consentire ai nuovi docenti di essere pronti per l’inizio dell’anno scolastico 2025/26.

Oggi, a metà giugno:

  • I bandi di iscrizione non sono pubblicati

  • Non esistono piattaforme attive per la gestione dei corsi

  • Nessuna informazione ufficiale sui contenuti e le modalità

  • Nessuna garanzia sui tempi di tirocinio o sugli esami

Se i corsi non partiranno entro l’estate, il rischio è uno solo: traslare tutto al 2026, con gravi ricadute sulla copertura dei posti di sostegno e sulla qualità dell’inclusione scolastica.

Chi tutela le famiglie e gli alunni con disabilità?

Il punto più delicato riguarda i bambini e i ragazzi con disabilità, che attendono ogni anno di essere affiancati da docenti preparati, competenti, motivati. Il percorso di formazione al sostegno non può essere improvvisato, né affidato a soggetti privi di esperienza accademica e organizzativa.

Il sostegno scolastico non è solo una funzione didattica, ma un diritto civile e costituzionale. L’assenza di docenti formati, o la presenza di figure precarie e insufficientemente qualificate, produce danni irreversibili nella vita di queste persone e delle loro famiglie.

Una scelta politica e strategica da rivedere?

Il progetto INDIRE, nelle intenzioni ministeriali, si propone di superare la frammentazione delle Università e di standardizzare i percorsi, digitalizzando parte della formazione. Ma si tratta di un obiettivo che può essere perseguito solo in collaborazione con gli atenei, non in alternativa a essi.

Occorre domandarsi:

  • Perché non rafforzare il sistema universitario invece di escluderlo?

  • Quali garanzie offre INDIRE rispetto alla validità legale e concorsuale dei percorsi?

  • Chi gestirà eventuali contenziosi o inadempienze?

  • È stato valutato l’impatto reale sul piano territoriale, organizzativo e sociale?

Una macchina ambiziosa, ma senza benzina

Il nuovo impianto appare ambizioso ma impreparato. La mancanza di un piano operativo chiaro, l’assenza di un’infrastruttura accademica, la gestione centralizzata e la marginalizzazione degli atenei costituiscono una miscela pericolosa.

Il rischio è duplice: frustrare le aspettative di migliaia di aspiranti docenti, e compromettere il diritto allo studio degli alunni più fragili.

Auspichiamo che il Ministero intervenga con urgenza, chiarendo ruoli, responsabilità, tempi e strumenti, e soprattutto coinvolgendo le Università come garanti di un sistema formativo serio, inclusivo, qualificante.

Riguardo l'autore

Joseph Zambito

Lascia un commento